Dalla Shoah ad oggi, il ritorno dell’antisemitismo.

Il 27 gennaio scorso, come stabilito nel 2005 dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, si è celebrata la Giornata della Memoria. Per quanto concerne l’aspetto inerente alla storia, in corrispondenza di questa data, nel ’45, si assiste alla liberazione di Auschwitz-Birkenau da parte dell’Armata Rossa proveniente dall’Unione Sovietica. Nome difficile sia da pronunciare sia da riporre nei cassetti della memoria di ciascun individuo, il cui ruolo rivestito però durante l’estenuante evento bellico ne metterà in risalto l’importanza. Si può infatti assurgere Auschwitz a simbolo della celeberrima soluzione finale del problema ebraico, preparata meticolosamente a tavolino dai vertici del regime nazista per annientare il popolo ebreo, che nel Vecchio Continente ha sempre costituito una nutrita minoranza. In questa porzione circoscritta di territorio paludosa e malsana del sud-ovest della Polonia fu messa a punto con la massima efficienza possibile la pulizia etnica promossa dal Führer Adolf Hitler. Malgrado in queste circostanze tragiche ed inimmaginabili per tutto il genere umano abbiano perso la vita oltre 6 milioni di innocenti, il corso della storia ha comunque stabilito che i responsabili di simili atrocità pagassero a caro prezzo le conseguenze di una carneficina senza precedenti. Con i processi di Norimberga, città da cui nel ’35 si era intensificata la campagna d’odio e discriminazione attraverso la promulgazione delle leggi razziali, illustri esponenti delle famigerate SS dovranno rispondere delle proprie azioni dinanzi ad un tribunale presenziato da Gran Bretagna, Francia, USA ed URSS, le potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale. Il 1948 è ormai alle porte quando per l’Europa, ma in generale per il mondo intero, sembra prospettarsi una nuova fase storica che, pur rendendo partecipi gli uomini della catastrofe relativa alla Shoah, possa archiviare una volta per tutte un’epoca all’insegna della regressione dal punto di vista sociale. Avvenimenti di simile portata non hanno stimolato l’uomo ad apportare un cambiamento drastico nei propri atteggiamenti volto ad una convivenza civile e pacifica, piuttosto lo hanno molto spesso indotto a disprezzare il diverso, ad assecondare la fioritura di pregiudizi e xenofobia. L’insieme di questi sentimenti hanno trovato terreno fertile con l’avvento del nuovo millennio, in cui pare siano venuti meno i valori e gli ideali che a lungo hanno unito tutt’Europa. Sono in parte queste le tematiche trattate dalla rabbina progressista Delphine Horvilleur che, nell’ambito di un’intervista fiume rilasciata al quotidiano Le Monde, ha esaminato la questione antisemitismo in Francia. Le dichiarazioni di uno dei massimi rappresentanti del Movimento ebraico liberale di Francia cadono a pochi giorni di distanza dal quinto anniversario dell’attacco all’Hyper Cacher della Porte de Vincennes, avvenuto nel gennaio del 2015 a Parigi dopo quello alla redazione di Charlie Hébdo; accanto alla matrice islamica, entrambi gli agguati contenevano infatti anche un’intimidazione alla comunità ebraica locale. La rabbina analizzare l’insieme delle cause fra loro concatenate alla base di quest’ennesima ondata di diffusione dell’antisemitismo in Europa, ha voluto evidenziare quanto questo fenomeno un tempo in attenuazione sia sottovalutato da molti leader politici, ignari e forse inconsapevoli della potenziale pericolosità. Horvilleur teme in particolare che si possa commettere l’errore inammissibile di associare l’antisemitismo ad episodi sporadici, mentre la realtà illustra ben altro. La verità è una sola; se non si presta la massima attenzione e non s’interviene nella maniera adeguata, c’è il serio rischio di andare incontro ad una nuova fase di degenerazione. Il campanello d’allarme partito dalla rabbina il cui nome ai molti è ignoto non si limita però alla sola Francia: anche in Italia la situazione non è delle migliori; sempre più frequenti sono i casi di persone scellerate inneggianti al duce Benito Mussolini, che imbrattano lapidi di ebrei od abitazioni di partigiani con svastiche obbrobriose. Come se non bastasse, nelle ultime ore sono stati pubblicati dati non proprio incoraggianti a tal proposito, in quanto oltre il 15% della popolazione locale (15,7% se proprio si vuol esser pignoli) nega dichiaratamente che sia mai verificatosi l’Olocausto. Tuttavia, una fascia decisamente ampia di italiani, invoca un intervento immediato e si spera risolutivo da parte delle istituzioni per arginare una problematica sempre più ingombrante.

Giovannni Gesualdi